Cosa è successo dall’ultimo post

Sono passati 4 anni dall’ultimo post. Da allora, è successo di tutto. Compresa una pandemia mondiale che ha sconvolto le nostre vite.

Ho lavorato tantissimo in questi anni e ho fatto moltissima formazione. Eppure, non ho mai avuto il tempo di scrivere sul blog e aggiornare il sito. Non riuscivo a fermarmi e capitalizzare tutto quello che stavo facendo. Non riuscivo a elaborarlo, a trasformarlo in un’esperienza da condividere.

Fino a quando non è arrivato il Coronavirus.

Da quel momento è cambiato tutto.

Per me il 2020 è stato l’anno della lucidità e della consapevolezza.

Nonostante il dolore, la paura, l’ansia e l’inquietudine scatenate dal Coronavirus, per me il 2020 è stato l’anno della lucidità e della consapevolezza.

E questo mi ha insegnato che anche nei momenti più bui, è possibile trovare qualche scintilla luminosa. Non solo: più siamo capaci di scovare queste perle positive, più riusciamo a vivere meglio, in modo più completo. E costruirci un futuro più rigoglioso.

Quello che abbiamo vissuto, a livello globale, è stato immenso (e purtroppo non è ancora finito). Il Covid ci ha costretto a fermarci e riflettere sulle nostre vite, su quello che abbiamo, su che mondo stiamo costruendo, sullo scopo e sul senso della nostra esistenza.

E questo per me è stato un dono.

Fermarmi e poter pensare a me, a chi sono, a chi voglio essere, a cosa voglio fare da grande è stato un grandissimo regalo, che ho saputo – e voluto – cogliere.

Come ho trovato un nuovo punto fermo

Ho passato gli ultimi della mia vita a correre (forse anche tutta la mia vita adulta, a parte un paio di occasioni) e quando, durante il primo lockdown, sono stata costretta a stare ferma, mi sono sentita persa. Tra ansia per quello che stava succedendo e “prigionia forzata”, le mie certezze sono crollate. Per non farmi travolgere dalla paura e dall’incertezza, ho dovuto cercare un punto fermo a cui aggrapparmi. Il lavoro, che comunque non si era fermato, non bastava.

Ho cercato di comprendere cosa potesse farmi stare bene e cosa mi mancava di più: ho capito che quello di cui avevo bisogno ero io stessa. Avevo bisogno di ritrovarmi, lontano dal rumore e dal caos di quei giorni convulsi.

Ho sentito il bisogno di creare una routine tutta mia, che mi aiutasse a guardarmi dentro, a capire cosa stavo provando e soprattutto a rilassarmi.

Ho scelto due attività, il journaling e lo yoga, che già facevo in modo scostante e saltuario nonostante i benefici, e mi sono impegnata a farli diventare un rito.

Tutte le mattine mi svegliavo un po’ prima e mi dedicavo un’oretta.

Mi ha sempre affascinato la filosofia della morning routine, ma non sono mai stata costante e abbastanza motivata. Questa volta, però, la situazione era diversa.

Sono stati momenti preziosissimi. Mi sono guardata dentro, mi sono ascoltata, mi sono riscoperta. Ho messo in fila cosa per me era importante, cosa volevo fare da grande e cosa non mi andava più bene della mia vita. Cosa mi suscitava emozioni negative, cosa mi faceva arrabbiare o suscitava frustrazione.

Cosa volevo cambiare.

E soprattutto mi ha dato la risposta che da anni stavo cercando: chi volevo diventare.

Ogni giorno, fiumi di parole si riversavano sul quaderno che usavo per fare scrittura autobiografica. Non penso di avere mai avuto le idee così chiare. Vedevo con chiarezza il percorso che avrei dovuto compiere, cosa dovevo fare.

Come giornalista, ho sempre amato raccontare le storie di chi voleva cambiare vita, avviava nuovi percorsi e stava rivoluzionando il suo lavoro.

Erano tematiche di cui mi piaceva scrivere, per testimoniare il coraggio di chi lo stava facendo, ma anche per ispirare altre persone, per dire loro che era possibile seguire i propri sogni. Una parte di me ha sempre saputo che era con queste persone che volevo lavorare. Volevo aiutarle a concretizzare i propri sogni, a realizzarsi come persone e imprenditori. E infatti ho cercato di farlo a mio modo, come esperta di strategie digitali, per aiutarli a comunicare la propria attività.

Ma durante il lockdown ho capito che non era abbastanza.

Non voglio occuparmi di queste tematiche di sponda, solo sfiorandole, ho pensato. Voglio farlo con tutta me stessa. Aiutando, sostenendo, guidando chi sta attraversando una crisi, chi non vede la strada davanti a sé, chi ha bisogno di una mano per uscire dalla nebbia in cui si trova.

Ho quindi deciso di iscrivermi a una scuola di coaching per diventare coach.

Ci pensavo da anni, ma ho avuto sempre mille dubbi.

Durante il lockdown ho maturato la decisione e ho dato avvio a una serie di cambiamenti e trasformazioni che mi hanno portato fino a qui. Coach a tutti gli effetti.

Facciamo due chiacchere?

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